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07 Mag 2022

Diplomazia pontificia, Papa Francesco sempre pronto ad andare in Ucraina

In attesa di definire i contorni del viaggio a Kyiv dell’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i Rapporti con gli Stati, Papa Francesco è tornato a parlare di Ucraina. Lo ha fatto anche in una intervista, i cui toni hanno suscitato la reazione sia del Patriarcato di Mosca che del nunzio apostolico in Ucraina.

Intanto, una risoluzione del Parlamento Europeo che dovrebbe difendere la libertà religiosa, in realtà crea una ulteriore sacca di discriminazione per i leader religiosi.

l FOCUS UCRAINA

Papa Francesco – Kirill, le reazioni di Mosca

Non sono passate inosservate le parole che Papa Francesco ha dedicato alla sua videoconferenza con il Patriarca di Mosca Kirill nell’intervista concessa al Corriere della Sera il 3 maggio. Il Papa aveva detto che, dopo aver ascoltato per venti minuti il patriarca spiegare le ragioni della guerra, lo avrebbe interrotto per sottolineare che “non siamo chierici di Stato”, e che non si deve essere “il chierichetto di Putin”.

Parole che ovviamente hanno suscitato la reazione piccata dal Patriarcato di Mosca, che ha pubblicato una nota molto dura sul sito ufficiale del Patriarcato.

Nella nota, si definisce “deplorevole” che il Papa “abbia scelto il tono sbagliato per trasmettere il contenuto del colloquio”, toni che improbabilmente “contribuiscono all’instaurazione di un dialogo costruttivo tra la Chiesa Cattolica Romana e la Chiesa Ortodossa Russa, che è particolarmente necessario in questo momento”.

Il Dipartimento di Relazioni Esterne del Patriarcato di Mosca ha dunque per la prima volta reso noto le parole del Patriarca Kirill il 16 marzo.

Il Patriarca aveva detto: “Grazie per l’opportunità di organizzare questo incontro. Quando ci siamo incontrati a Cuba nel 2016, ti ho detto che ci stiamo incontrando al momento giusto e nel posto giusto. E sebbene ora la nostra comunicazione avvenga utilizzando mezzi di comunicazione a distanza, sono convinto che stiamo comunicando di nuovo al momento giusto. Con il vostro permesso, vorrei condividere con voi la mia visione della difficile situazione attuale. Certo, viviamo in diversi campi dell’informazione: i media occidentali non hanno parlato o praticamente non hanno parlato di alcuni fatti sui quali vorrei attirare la vostra attenzione”.

Inoltre, si legge ancora nella nota, il patriarca Kirill ha osservato che il conflitto è iniziato nel 2014 con gli eventi del Maidan a Kiev, che hanno portato a un cambio di potere ucraino. Kirill ha ricordato anche che ad Odessa “si è svolta una manifestazione pacifica di residenti di lingua russa, che ha difeso il loro diritto di usare la loro lingua e cultura madre. Questo incontro pacifico è stato attaccato dai rappresentanti dei gruppi nazisti: hanno cominciato a picchiare i manifestanti con i bastoni. La gente iniziò a cercare rifugio nel vicino edificio della Casa dei Sindacati. E in quel momento accadde qualcosa di terrificante: questo edificio fu chiuso a chiave e poi dato alle fiamme. Le persone hanno cercato di scappare saltando dal secondo o terzo piano e, ovviamente, si sono schiantate. Coloro che si avvicinavano alle finestre, non osando saltare fuori, venivano colpiti dal basso. Abbiamo seguito tutto questo in televisione quasi in diretta”.

Il Patriarca Kirill ha poi ricordato al Papa che “alla fine dell’era sovietica, la Russia ha ricevuto l’assicurazione che la NATO non si sarebbe spostata di un centimetro verso est. Tuttavia, questa promessa è stata infranta, anche le ex repubbliche baltiche sovietiche hanno aderito alla NATO. Di conseguenza, si è sviluppata una situazione molto pericolosa: i confini della NATO si trovano a 130 chilometri da San Pietroburgo, il tempo di volo dei missili è di pochi minuti. Se l’Ucraina fosse ammessa alla NATO, anche il tempo di volo per Mosca sarebbe di diversi minuti. La Russia non può permettere che ciò avvenga”.

Infine, il Patriarca aveva detto che “questa situazione è associata a un grande dolore per me. Il mio gregge è su entrambi i lati del confronto, sono per lo più persone ortodosse. Parte dell’opposizione riguarda il tuo gregge. Pertanto, vorrei, astraendo dalla componente geopolitica, sollevare la questione di come noi e come le nostre Chiese possono influenzare lo stato delle cose? Come possiamo contribuire alla pacificazione della guerra con un obiettivo comune: raggiungere il rafforzamento della pace e della giustizia? È molto importante nelle circostanze attuali evitare un’ulteriore escalation”.

Il Patriarcato di Mosca ha voluto, dunque, mostrare che c’era stata una sollecitudine extra politica, pur in un dialogo votato alla comprensione delle decisioni russe.

Il nunzio in Ucraina Kulbokas spiega le parole del Papa

Il 26 aprile, il portale cattolico lituano Bernardinai ha pubblicato una intervista al nunzio apostolico in Ucraina Visvaldas Kulbokas.

Nell’intervista, l’arcivescovo Kulbokas ammette di non aver mai immaginato che sarebbe stato un nunzio in Paese di guerra. L’ambasciatore del Papa è rimasto a Kiev insieme al rappresentante polacco mentre il resto del corpo diplomatico si era trasferito a Leopoli, rimanendo in una città sotto assedio per due mesi.

Oggi, Kiev sembra più libera, ma “la città non è ancora del tutto tranquilla, perché nessuno sa come andranno le cose. Stiamo leggendo rapporti secondo cui nel centro stesso della città, dove si trovano la sede del governo, la presidenza e il Parlamento, ci siano mine e aree non sicure”.

L’articolo sottolinea che l’arcivescovo Kulbokas, insieme ad un membro del clero ortodosso russo, delegato del Patriarca Kirill, con il consenso del Vaticano, provarono a portare aiuti umanitari a Mariupol ma furono fermati dall’Esercito russo.

Il nunzio ha poi spiegato la posizione del Papa, giudicata ambigua perché non fa mai menzione della Russia. “Certo – ha detto l’arcivescovo Kulbokas – resta un certo dilemma. Forse un altro Papa si sarebbe comportato diversamente. Ogni Papa ha il diritto di scegliere come parlare su queste cose. Ma il Santo Padre ha fatto una scelta molto chiara, e questa vale in tutti i casi. (…) Tempo fa ho ricevuto la domanda opposta: e perché il Santo Padre non condanna il Presidente degli Stati Uniti che sostiene l’aborto? Poi ho dovuto spiegare molto (anche agli ucraini) che il Santo Padre condanna il peccato e sull’individuo  [NdR. Il peccatore] ne parla in conversazioni personali, ma non in pubblico. E ciò perché quando si parla su queste materie in pubblico, l’aspetto morale inizia ad assumere un aspetto politico. Altri politici potrebbero usarlo come argomento politico mettendo il Papa a favore o contro le persone”.

Il nunzio ha spiegato che se il Papa nominasse persone politiche, potrebbe essere strumentalizzata. Invece, su una possibile visita del Papa a Kiev, il nunzio ha detto che “forse la situazione cambierebbe se Francesco venisse in Ucraina. Questa dimensione, questo spazio emotivo, drammatica di una sua visita sarebbe importante. Questo è uno degli aspetti per i quali personalmente vorrei che il Santo Padre venisse in Ucraina anche se non sarebbe facile organizzare tale evento”.

L’arcivescovo ha poi auspicato una comunicazione della Santa Sede “meno debole e migliorata”, e ha messo in luce che “anche se il Papa non ha mai nominato l’aggressore quando condanna la guerra, l’invasione, le pretese espansionistiche, ecc. in realtà parla sui responsabili e sugli autori di tutto ciò: vale dire Putin e la sua Russia”.

Cardinale Parolin: sì, il Papa è pronto a volare a Mosca

A margine delle presentazione del libro di Cesare Catananti “La scomunica ai comunisti” il 4 maggio, il Cardinale Piero Parolin, segretario di Stato vaticano, ha ribadito che il Papa è pronto a volare a Mosca, nell’ambito delle iniziative della Santa See che ha fatto “tutto il possibile per fermare la guerra” in Ucraina.

“Io penso – ha detto il porporato – che a questo punto non ci siano altri passi da fare, si è offerta la disponibilità da parte del Santo Padre di andare a Mosca, di incontrare personalmente il presidente Putin. Aspettiamo che siano loro che cosa vogliono, che cosa intendono fare. Più di così non credo che da parte del Santo Padre ci siano ulteriori passi da fare”.

Il 9 maggio la fine della guerra in Ucraina?

Il primo ministro ungherese Viktor Orban avrebbe detto che i russi hanno un piano per porre fine alla guerra entro lunedì 9 maggio. Lo ha rivelato lo stesso Papa Francesco nell’intervista al Corriere della Sera del 3 maggio. Parole che non sono passate inosservate, tanto che Lyubov Nepop, ambasciatore di Ucraina in Ungheria, ha chiesto un’udienza con il Ministro degli esteri ungherese Péter Szijjártó per avere chiarimenti.

(ACI Stampa)